lunedì 31 dicembre 2012

Liberare spazio sulla memoria interna Android

[Guida] Liberare spazio sulla memoria interna - Firmware e Modding (Sony Ericsson Xperia Mini) - Forum Android Italia - AndroidWorld.it
[Guida] Liberare spazio sulla memoria interna

Oggi parleremo di memoria interna, come ben sapete il Mini ha circa 440MB di memoria per le app dell'utente (mentre i file system e le app di sistema sono in una ROM a parte), che sono più che decenti rispetto a telefoni più vecchi con 150-180MB, ma che possono comunque essere riempiti molto velocemente, specialmente se non si sfrutta il root per cancellare roba preinstallata o se non si ha una SD decente dove spostare gran parte delle app. Questa guida non è un processo unico, potete scegliere quali punti volete sfruttare per liberare memoria, alcuni sono più semplici e/o efficaci, altri più complicati, metto tutto quello che ho fatto io finora, se saranno postati nuovi consigli o guide qui dentro integrerò nel primo post.

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Requisiti: Root (obbligatorio), file manager (ES File Manager, Root Explorer), Link2SD, Titanium Backup (consiglio la pro che è a pagamento ma li vale davvero tutti, la versione free non fa quello che spiego al punto 3), una scheda SD decente (consiglio almeno 8GB e almeno classe6, ma non è così fondamentale), ultimo ma non ultimo FATE UN BACKUP COMPLETO PRIMA DI TUTTO, soprattutto delle app con Titanium, ma per essere sicuri anche completo con CWM.


1. Cancellare app inutili: Prima di iniziare ad organizzare lo spazio per le vostre app, disinstallate tutte quelle che non vi servono, soprattutto tra le preinstallate. Alcune possono essere disinstallate direttamente da gestione applicazioni, e per fortuna ICS ha meno bloatware rispetto a GB. Per quelle non disinstallabili spiego con ESFM perché è quello che ho io ed è gratis: con il file manager andate su Gestore Applicazioni, mettete i filtri di Categoria su "Appl. Utente" (potete cancellarne anche di sistema, ma libererebbero solo della rom e non archivio interno) e cercate le applicazioni che non vi servono, tenetele premute e apparirà il menu da cui disinstallarle.

2. Spostare lo spostabile su scheda SD: Per questo passaggio il root non serve, basta andare su impostazioni>applicazioni>schedaSD e spostare tutte quelle spostabili. Alcune tuttavia personalmente le ho lasciate sul telefono, come Titanium, ES, link2sd, x-parts per la CWM, così se ci sono casini al telefono non devo sperare che anche la scheda ne sia immune, visto che viene montata praticamente come ultima cosa dopo il boot. Per quelle non spostabili vedremo al punto 4.

3. Integrare gli aggiornamenti delle app di sistema nella ROM (solo TB PRO): Come ho detto, vi consiglio di investire quei pochi euri sulla versione pro di TB perché tra le altre cose, può fare questa magica integrazione. Alcune app preinstallate non sono in /data/app ma in /system/app, e sono a tutti gli effetti app di sistema: Facebook, Gmail, Maps, Youtube, Play e poi boh non ricordo. Se proprio non ne volete qualcuna potete disinstallarla dal file manager (ma non liberano spazio), quelle che tenete invece hanno la magagna: essendo aggiornabili dal market, ma non avendo il market potere su /system/, gli aggiornamenti vengono messi nella memoria del telefono invece di sovrascrivere i file obsoleti in /system/app. Le app funzionano comunque alla grande, ma gli aggiornamenti prendono un sacco di spazio inutile (solo facebook sono 20MB). Da TB andate su backup/ripristino e cercate le app con la scritta -Aggiornate- a fianco al nome, tenete premuto e scegliete "integra aggiornamento nella rom", così i nuovi file andranno a sovrascrivere quelli vecchi nella rom, continuando ad occupare il solito spazio solo in rom. Purtroppo dovrete rieseguire questa operazione ogni volta che una di queste app viene aggiornata dal market.
AVVERTENZE:
- l'integrazione si può fare anche da link2sd, ma molte persone hanno avuto problemi, mentre titanium non fa casini.
- Per nessun motivo integrate l'app SuperUser, anche se vi dice che si può.
- In caso di malfunzionamento dopo l'integrazione (ma anche dopo spostamenti/link2sd) provare nel seguente ordine: innanzitutto se vi "scompare" l'app (succede spesso con il market) andatela a cercare su Impostazioni>Applicazioni>Tutte e se la trovate cancellate i dati, riavviate e andatela a ripescare all'ultima pagina del launcher, rimettendo anche i collegamenti alla home se c'erano; Se non la trovate (ma non dovrebbe succedere) sarà per forza da reinstallare (se è il market va per forza in /system/app!!!) a meno che non abbiate un backup da ripristinare. Invece in generale l'ordine da seguire per errori e crash vari è cancellare i dati dell'app, disinstallare gli aggiornamenti dell'app da impostazioni (se è un'app di sistema), ripristinare il backup di titanium che sicuramente avrete fatto, disinstallare l'app e reinstallarla (se reinstallate roba tipo facebook/maps/gmail/youtube dal market ve le metterà tutte sul telefono, quindi la fase 3 di integrazione non vi serve più, andate direttamente a link2sd, a meno che non vogliate riconvertirle in app di sistema con titanium o link2sd. Il market è meglio che rimanga un'app di sistema perché è quella che dà più problemi se convertita, quindi se la reinstallate siate sicuri che vada in /system/app).

3.5. Se non volete pagare per Titanium Pro potete anche disinstallare quelle app di sistema con ES, riscaricarle dal market (questa volta ve le mette direttamente nel telefono) e spostarle su SD se possibile (punto 2) o non possibile (punto 4).

4. Link to SD: Per le app utente che non siete riusciti a spostare c'è link2sd, che permette di spostarle forzatamente alla vecchia maniera (app2sd) o di linkarle su una nuova partizione della SD. Il metodo di semplice spostamento, anche se largamente supportato, è sconsigliato perché ogni collegamento di quelle app sul desktop/bolle scompare a ogni riavvio, e sempre a ogni riavvio il launcher (quello stock, non so gli altri) tende a spostarle in fondo all'elenco lasciando buchi vuoti nelle schermate del menu. Le suddette app comunque funzionano bene nonostante tutto.
Comunque, qui spiegherò il secondo metodo (link) perché ha numerosi vantaggi: non ha i problemi citati sopra, sposta più file sulla SD (apk+lib+dex mentre lo spostamento solo apk+lib) quindi si guadagna più spazio, e vi consente di usare quelle app anche se connessi in usb (la prima partizione della SD sarà smontata ma la seconda no). Innanzitutto preparate la SD facendo un backup sul PC (semplicemente copiate tutti i file da qualche parte, non dimenticandovi le cartelle nascoste) e poi seguite questa guida per creare una partizione ext2 in più. In teoria non dovete formattare la SD, ma se qualcosa andasse storto nella creazione delle partizioni lo dovrete fare, quindi il backup vi sarà servito a qualcosa.
Inoltre fate attenzione, la prima partizione deve essere FAT32 ed è quella classica con i file vecchi, la seconda potete farla ext2 (più supportata) o ext4 (migliore ma meno supportata da alcune rom/kernel) o al limite se non prende neanche la ext2 fate FAT32 anche quella (le due partizioni devono essere entrambe primarie). Per le dimensioni direi a vostra discrezione, consiglio 1024MB per le SD da 8GB e 1024MB/2048MB per quelle superiori, ma anche di più, dipende da quanto è piena o da quanto volete riempire la vostra prima partizione con musica, video, ecc.
Ora che la vostra scheda è pronta scaricate link2sd, al primo avvio dovrebbe chiedervi automaticamente quale partizione usare per il linking, selezionate la ext2 e siete a posto. Ora impostando i filtri su "app del telefono" selezionate quelle che non eravate riusciti a spostare e avrete la duplice opzione sposta e linka; scegliete linka ovviamente.
Ci sono testimonianze su problemi con il link con le app che richiedono sincronizzazione (facebook, posta, whatsapp) ma non sono frequenti, al massimo le slinkate e ve le tenete sul telefono.

5. Pulizia cache e cartelle /data/ (Tombstone): Sia Titanium che link2sd offrono l'opzione "cancella cache di tutte le app", usatela quando volete, almeno ogni settimana. Ma un'altra pulizia da fare è questa: può capitare che, quando il telefono vi si pianta, o un'applicazione crasha, o fallisce un download dal market, si creino dei file nel vostro archivio interno, anche molto pesanti. Andate con il file manager su /data/tombstones, su /data/lost+found e su /cache/lost+found e cancellate tutto quello che c'è dentro alle 3 cartelle. Dicono che con ICS la creazione incontrollata di tombstone sia migliorata, ma in tempi più vecchi ho letto di file tombstone di diversi giga che intasavano completamente il telefono anche dopo aver disinstallato quasi tutte le app!

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Ho fatto questa guida in parte in base alle mie esperienze personali, se ci sono correzioni, nuovi problemi, nuovi metodi ditemi tutto che aggiorno. Un ringraziamento ai soliti XDA da cui ho raccolto le info.

Le procedure sono state tutte testate da innumerevoli persone e vanno bene, ma un minimo di rischio c'è sempre. Non mi assumo responsabilità sul brickaggio o su app che non funzionano. RICORDATEVI I BACKUP! Con Titanium non ci mettete niente e in caso di crash o malfunzionamenti ripristinate tutto con un click, quindi testate ogni app dopo averla spostata/integrata/linkata/reinstallata/convertita.

Trucchi e i segreti per aumentare la durata della batteria su Android

[GUIDA] Trucchi e i segreti per aumentare la durata della batteria su Android - Guide e Tutorial - Forum Android Italia - AndroidWorld.it
[GUIDA] Trucchi e i segreti per aumentare la durata della batteria su Android

La batteria del nostro device Android non supera mai la giornata? Forse non è tutta colpa degli applicativi aperti.In questo Thread sfateremo tutti i miti sulle applicazioni "calibra-batteria" e impareremo a gestire al meglio gli accumulatori al litio forniti in dotazione.

Con il passare del tempo il device ci darà l'illusione di durare di meno, di avere meno autonomia (effetto "fake lazy battery") poiché la batteria raggiunge prima il limite minimo di tensione che identifica una batteria come "scarica", causando un dislivello tra la carica reale residua e quella indicata dal sistema, stimabile intorno al 5-10% di carica residua non sfruttata (tale valore cresce con i passare del tempo).


In questi casi diventa fondamentale ricalibrare la batteria: il processo di calibrazione non farà altro che ripristinare i giusti valori di carica memorizzati nel dispositivo, rendendoli i più fedeli possibili a quelli della batteria, e riallineando i valori di tensione della batteria.


La calibrazione è altamente consigliata ogni 30-40 cicli di carica/scarica, indicativamente ogni mese.





Posso utilizzare le applicazioni dedicate per la calibrazione?

No, sono completamente inutili.
I presunti programmi per la calibrazione si limitano a cancellare (una volta ottenuti i permessi di root) il file batterystats.bin (presente in data/system/) che (secondo loro) è fondamentale per aumentare la durata della batteria.
Errore! Quel file si limita a monitorare le operazioni che vengono eseguite dalle applicazioni e dal sistema quando il telefonino non è in carica.

In poche parole memorizza i dati che vengono in seguito mostrati se si apre il menu Utilizzo Batteria

Quindi tali applicativi non sono realmente utili a calibrare il sistema Android, che è in grado di effettuare tale operazione in maniera autonoma senza permessi di root e senza applicazioni dedicate.

Come effettuo la calibrazione? C'è una procedura semplice ed immediata?

Se lo smartphone non mantiene più la carica come una volta o avete raggiunto i cicli di carica/scarica mensili eseguite questi passaggi:

scaricate completamente lo smartphone, portando la carica a 0% e attendendo che il device si spenga automaticamente (può essere questo un buon momento per giocare o utilizzare applicazioni pesanti, utili per velocizzare lo scaricamento);
una volta spento provate a riaccenderlo: se non dà segni di vita, procedete al successivo punto; se si riavvia e arriva alla schermata Home fate di tutto per farlo spegnere per mancanza di carica; ripetete il passaggio finché il telefono non darà più segni di vita (tranquilli, è solo scarico completamente!);
Inserire il caricabatterie e lasciatelo caricare (da spento) per almeno 4 ore o comunque 2 ore in più del normale processo di carica; indicativamente deve restare almeno 2 ore in più dopo che il display visualizza il 100% di carica;
Al termine riaccendete il telefono con il caricabatterie ancora inserito nel dispositivo; una volta arrivati alla Home attendete 2 minuti prima di rimuovere il caricabatterie.
Ripetere l'intera procedura per altre 2 volte (scarica completa e successiva carica "lunga"), per un totale di 3 cicli di calibrazione.


Al termine avremo la batteria e lo smartphone completamente calibrati.

Quindi uno dei trucchi è lasciare il caricatore attaccato quando termino ogni ciclo di calibrazione?

Esattamente.
Accendere il device con il caricatore ancora inserito permetterà ad Android di "notare" l'errore di lettura della carica.
I cicli di calibrazione sono utili per allineare le tensioni delle singole celle della batteria, mentre il trucco della presa inserita all'avvio permetterà di aggiornare i file di configurazione per adattarli al nuovo livello di carica.
Se raggiungiamo la piena carica e stacchiamo subito il caricabatterie prima di accendere lo smartphone l'aggiornamento dei file di configurazione potrebbe non avvenire e il device utilizzerebbe i valori di carica vecchi, non conformi alla reale tensione presente nella batteria quando completamente carica.
L'aggiornamento dei file andrebbe fatto quando la batteria è al massimo della carica e della tensione: tale scenario è ottenibile solo con il dispositivo ancora attaccato alla presa di corrente.

Non potrei fare ogni volta un ciclo di calibrazione invece della ricarica normale?

Consiglio di applicare i cicli di calibrazione ogni mese od ogni 30 cicli di carica/scarica.
Effettuare troppi cicli di calibrazione consecutivi danneggia la batteria, vista la sensibilità degli accumulatori al litio all'essere scaricati completamente.
Il trucco del caricabatterie inserito al primo avvio invece è applicabile in ogni scenario, visto che migliora la precisione del sistema operativo nel mostrare il giusto valore di carica.

Come effettuo la ricarica "normale", quei cicli di carica/scarica non calibranti?

Non appena il device raggiunge il 15/10% di carica residua, spegnetelo e ponetelo sotto carica per 2 ore (indicative).
Nei cicli normali è importante non scaricare completamente il dispositivo, visto che (se ben calibrata) la batteria manterrà più facilmente gli stessi livelli di tensione per ogni cella con tali valori di carica residua rispetto ad una scarica completa (dove i sistemi di sicurezza entrano in funzione in maniera separata per ogni cella, sfasando la tensione totale).
Di norma il sistema Android segnala con un pop-up e un suono il raggiungimento di tali soglie: non appena lo smartphone vi avverte della bassa carica residua seguite il suo consiglio, spegnete e ricaricate.
Non appena la batteria raggiunge il 100% è possibile rimuovere il caricabatterie anche subito, sempre dopo aver acceso il telefono (le batterie calibrate soffrono il sovraccarico, utile con le batterie non calibrate che necessitano di carica aggiuntiva per mettere alla giusta tensione tutte le celle).
I cicli di carica è preferibile farli sempre a telefono spento: ricaricare lo smartphone con quest'ultimo ancora accesso richiederà più tempo, maggiore energia e calore (l'eccessivo calore danneggia la batteria) e potrebbe portare ad una scalibrazione peggiore visto la differente corrente di ricarica utilizzata.

Non avevo a portata di mano il caricabatterie e lo smartphone Android si è scaricato completamente prima dei cicli previsti: cosa faccio?

Può capitare di scaricare completamente la batteria e di non avere il caricabatterie sempre dietro: in tal caso andrà benissimo un ciclo standard.
Mettetelo sotto carica per 2 ore e a carica completata avviate il device con il caricabatterie ancora inserito.
Considerate questo come un ciclo "normale", non azzerate il conteggio dei cicli per via di questo incidente di percorso.

Quali applicativi e widget di gestione energetica sono utili per mantenere un'autonomia elevata della batteria?

In teoria nessun applicativo è veramente utile: quasi tutti gli applicativi occupano RAM e CPU e come tali consumano sempre un po' di batteria.
Gran parte dei widget e applicativi dedicati al risparmio energetico e alla calibrazione non permettono quasi mai di recuperare il 5-10 % di autonomia e spesso perdono questo vantaggio in quanto contengono al loro interno barre pubblicitarie che uccidono la batteria!
L'unico metodo serio per risparmiare la batteria (senza appoggiarsi a programmi terzi) è spegnere tutte le connessioni quando non utilizzate (Wi-Fi, Bluetooth, Sincronizzazione automatica, GPS, 3G), utilizzare la rete 2G al posto delle reti UMTS/HSDPA (soprattutto se nella vostra zona la ricezione del 3G è altalenante) ed impostare un valore di timeout schermo basso (sotto al minuto) e disattivare i dati in background!

Carica e presa di Corrente

Quando si collega il Telefono alla presa, per ricaricarlo, è raccomandato inserire per primo l’alimentatore al Device e poi alla pressa di corrente; procedimento inverso, invece, quando il Telefono è carico, sganciare per primo l’alimentatore dalla presa e poi dal Device!





Grazie a ML

mercoledì 22 agosto 2012

mercoledì 30 maggio 2012

L'anteprima pirata non fa male alla musica

PI: L'anteprima pirata non fa male alla musica
Un nuovo studio evidenzia l'effetto benefico della circolazione di album in pre-release. L'incremento nelle vendite è marginale, ma c'è. Quel che sicuramente non c'è è l'effetto negativo
Roma - Forse il P2P non salverà la musica, ma di certo aiuta a vendere qualche album in più: lo sostiene uno studio realizzato presso la North Carolina State University, che si fa forte del suo peso statistico preciso e dettagliato e spazza via le tradizionali geremiadi delle major del disco su quanto sia pericolosa e dannosa la circolazione dei contenuti musicali prima della loro distribuzione sul mercato.

Le etichette discografiche hanno da tempo stabilito come prioritario il contrasto alla distribuzione di musica in pre-release sulle reti di P2P, ma i dati raccolti da Robert Hammond della NCSU vanno nella direzione contraria: le release in anticipo rispetto all'uscita sul mercato non influenzano negativamente le vendite, anzi aiutano a incrementarle - anche se solo marginalmente.

Hammond ha tratto le proprie conclusioni lavorando su statistiche di download raccolte tra il maggio del 2010 e il gennaio del 2011, su quello che viene definito il più grande tracker BitTorrent privato per appassionati di musica: in totale sono state analizzate le correlazioni tra download-vendite di 1.095 album di 1.075 artisti diversi.
Lo studio rivela come l'incremento di vendite ci sia solo nel caso di artisti già baciati da chiara fama e comunque in ogni caso il P2P non ha portato a nessun segno evidente di vendite danneggiate.

A rafforzare la validità della tesi di Hammond arriva il commento a latere dell'ex-CEO di Warner Music: se la musica è di valore, l'anteprima non può che aiutare.

mercoledì 9 maggio 2012

Come masterizzare un CD da 90 minuti

PROBLEMA

Avete acquistato supporti da 90 o 99 minuti perché, per i vostri dati,
i normali CD da 650 MB non sono sufficienti. Succede tuttavia che il
masterizzatore li espelle senza inciderli, oppure che il programma di
masterizzazione dice che lo spazio sul supporto è insufficiente (non
c'è da stupirsi visto che mostra solo una capacità di 700 MB ossia 80
minuti per supporto) e che il supporto non è conforme alle specifiche.
Come convincere il masterizzatore ad accettare questo supporto
extra-lungo?

SOLUZIONE

Masterizzatore e programma di masterizzazione devono supportare i
supporti extra-lunghi, non conformi alle specifiche sui CD. Per
scoprire se il vostro masterizzatore li riconosce, consultate il
manuale oppure visitate il sito web del produttore o ancora i siti
http://www.disc4you.com/news/99min.html e
http://www.cdspeed2000.com/go.php3?link=99min.html. Se necessario, si
può provare a "convincere" la periferica aggiornando il firmware. Se
anche il firmware non risolve il problema, significa che il
masterizzatore non li riconosce proprio.
Ecco i programmi che accettano supporti da 90 e 99 minuti: tutte le
versioni di Clone-CD e Blindwrite (nel SERVICE DISC allegato a PC
WORLD ITALIA di gennaio 2002), CDR-Win a partire dalla versione 3.8c,
Discjuggler dalla versione 3.0, Nero Burning ROM dalla versione
5.0.1.3, Win on CD dalla versione 3.8 e Feurio dalla versione 1.51.
Solo Easy CD Creator di Roxio arriva, anche nella versione attuale 5,
al massimo agli 80 minuti.
Per i supporti extra-lunghi non occorrono impostazioni speciali. Unica
eccezione è Nero Burning ROM, in cui, nel tipo di compilation, per
esempio CD AUDIO, sotto SCRIVI è necessario fare clic sull'opzione
DISC-AT-ONCE, in FILE/PREFERENZE/CARATTERISTICHE AVANZATE selezionate
la voce ATTIVA LA MODALITÀ OVERBURN UTILIZZANDO IL METODO DISC-AT-ONCE
e nel parametro LUNGHEZZA MASSIMA impostate l'indicazione
corrispondente in minuti, per esempio 89 e 59 per i supporti da 90
minuti. La compatibilità di quelli da 99 minuti al momento è ancora
troppo limitata per un loro uso pratico.
Il programma di masterizzazione riconosce solo un supporto da 80
minuti con una capacità di 700 MB, ma questo non deve preoccupare.
Questi supporti corrispondono infatti allo standard. Basta ignorare il
messaggio. Una volta che il programma riconosce i supporti
extra-lunghi, li masterizzerà senza problemi.

Scambiare, vendere, barattare e regalare

SITO WEB PER SCAMBIARE, VENDERE, BARATTARE E REGALARE OGGETTI [www.riciklo.com] | Chicche di Cala
Capita a tutti di avere oggetti che per qualche ragione non utilizziamo più o che, semplicemente, non ci piacciano più, e di cui non sappiamo cosa fare. Da qualche giorno ho scoperto questa chicca, www.riciklo.com, con la quale è possibile rimettere facilmente in circolo proprio questi oggetti. Tra le novità interessanti c’è il fatto che si riesca a scambiare, a vendere, addirittura a compensare (scambiare un oggetto con un altro oggetto con l’aggiunta di denaro) e, per chi vuole, anche regalare. Inoltre è anche possibile proporre i propri oggetti a più utenti contemporaneamente, in maniera da aumentare le probabilità di raggiungere un accordo. Il sito è di facile utilizzo, ma vi consiglio di leggere le Regole Del Gioco prima di iniziare. E’ ottimo per gli smanettoni amanti dell’informatica, per le mamme in cerca di abbigliamento per sè e per i propri figli e, per chi, semplicemente, si prepara al Natale; insomma, per chi vuole divertirsi a mettere in circolo i propri oggetti in cambio di altri o ricavare qualche entrata extra lietamente imprevista.

giovedì 26 aprile 2012

Contrappunti/ La carta e i bit. I bit e la carta

PI: Contrappunti/ La carta e i bit. I bit e la carta
Un solo utente, più dispositivi. Compreso il caro vecchio libro analogico. Editori, siete avvisati: avete visto cosa è successo ai discografici? Non rifate gli stessi errori
Contrappunti/ La carta e i bit. I bit e la cartaRoma - Una delle ragioni per cui sono abbonato alla versione digitale de La Repubblica è questa: è stato il primo grande giornale italiano, dopo un periodo di stordimento iniziale che ha colpito tutti gli editori, ad offrire ai lettori un unico abbonamento digitale indipendente dalle piattaforme. Il quotidiano arriva ogni mattina su iPad, sul cellulare, sul desktop del computer. Lui insegue me e io non devo inseguire lui. Oggi sembra banale ma c'è stato un periodo in cui non lo era affatto e gli editori avevano immaginato di chiedere abbonamenti diversi per lo stesso prodotto su differenti piattaforme. Poi sono rinsaviti.

Una delle ragioni per cui sono abbonato a Internazionale è che ogni abbonato alla versione cartacea del settimanale (sottoposto come tutti alle paturnie del sistema postale italiano) riceve, compreso nel prezzo, l'accesso immediato alla versione digitale del magazine. Probabilmente in futuro non sarà più così, ma per ora ci sono momenti e luoghi nei quali la lettura su carta continua ad avere un senso, altri nei quali la velocità e l'immediatezza del giornale di bit prevalgono.

Qualche giorno fa Nicholas Carr sul suo blog citava il caso dei dischi di vinile all'interno dei quali alcune case discografiche hanno iniziato a inserire credenziali che consentono agli acquirenti di scaricare la medesima musica in formato digitale: una sorta di mutuo soccorso dove il mondo dei bit soccorre quello dei supporti, magari affascinanti ma ormai preferiti solo da una nicchia di audiofili più o meno raffinati. In attesa che le cose cambino definitivamente vecchio e nuovo ambiente giustamente si completano l'un l'altro.
Lo stesso vado ripetendo da tempo per i libri elettronici e lo stesso fa Carr nel suo articolo citato: in molti casi un certo numero di lettori (e io fra loro) sarebbero disposti a pagare il prezzo della versione cartacea di un libro a patto che all'interno di quel medesimo prezzo fosse compresa anche la versione elettronica: posso pagare (forse, e solo in certi casi) il costo di un testo in brossura, magari un romanzo di quelli ingombranti che è scomodo e pesante da portare in viaggio, oppure un manuale o un saggio che desidero poter sottolineare con una matita, ma non comprerò mai lo stesso libro due volte per averlo a disposizione anche in formato digitale.

Il mercato degli ebook mi costringe a scegliere, e un numero sempre maggiore di persone nel mondo sceglie la versione digitale. Così facendo il nuovo mercato in espansione cannibalizza quello non ancora morto dell'editoria cartacea. Nel frattempo gli editori mostrano la tendenza a compiere con esattezza gli stessi errori che l'industria musicale ha compiuto nell'ultimo decennio. Formati non compatibili, DRM, campagne di stampa sulla pirateria canaglia, un corteo di comportamenti noti e che si sperava superati suggeriscono di immaginare gli strateghi del mercato editoriale elettronico come strani esseri appena estratti da un congelatore nel quale sono rimasti ibernati negli ultimi 15 anni.

Invece che tentare di gestire la transizione conducendo i propri lettori a cavallo fra vecchi e nuovi formati, gli editori di libri sembrano oggi in dolorosa balia del nuovo. Razionali conti economici fatti a tavolino, grandi timori e antiche abitudini impediscono di invertire l'assioma secondo il quale il prodotto precede il cliente e la varietà dei formati è un comodo moltiplicatore economico. Per le aziende in cui il valore oggi si trasporta dentro pacchetti di bit sembrerebbe essere vero l'esatto contrario. Il tentativo di lasciare separati ambienti conosciuti ed inediti contesti digitali rischia di aumentare i problemi del periodo di mezzo (che nei paesi a bassa innovazione come il nostro sarà verosimilmente piuttosto lungo) e contribuisce a sedimentare un inutile risentimento verso l'ambiente digitale che non fa bene alle aziende e non giova ai lettori. Occorre elaborare il lutto e come scriveva Franco Carlini molti anni fa "rassegnarsi a collaborare, rassegnarsi alla pace".

Se l'anonimo smentisce l'anonimo

PI: Se l'anonimo smentisce l'anonimo
Roma - Anonymous attacca il sito dell'On. Binetti. E Miss Padania. E pure il sito di un parlamentare UDC. No, contrordine: non è stato Anonymous, e lo dice Anonymous. Quello vero. Ma chi è Anonymous?

la pagina oggetto di defacement sul sito di miss padania

Bella domanda. Forse bisognerebbe spiegare o ricordare a tutti da dove viene Anonymous: nasce su 4chan, in particolare su /b/, e altro non è che la rappresentazione dell'utente che posta su quella bacheca senza inserire uno pseudonimo. Se non sei te stesso, sei anonymous: anonymous è chiunque, anonymous sono io, sei tu, anonymous è nessuno. Anonymous è un'intelligenza collettiva, anarchica, in perenne mutamento, senza capi, con i singoli che entrano e escono come e quando gli pare, con chiamate alle armi fortunate che si trasformano in azioni eclatanti, e altre che muoiono da sole vittime della loro scarsa popolarità senza che il grande pubblico ne sappia nulla.

Gli esordi del "movimento" Anonymous sono dunque su 4chan, e poi sbarcano nel resto della Rete quando inizia la fantastica storia di Anonymous contro Scientology (parliamo del 2008): ne abbiamo parlato a lungo su queste pagine, tra manifestazioni davanti alle sedi della confessione delle star e dimostrazioni simboliche online. Il tutto è finito (anche) a carte bollate. Poi la cosa si è andata un po' sgonfiando, e per un po' di Anonymous si è sentito parlare meno. Ma chi resta con le mani in mano, dopo aver scoperto che si può attirare l'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica su un tema che gli sta a cuore, semplicemente imbastendo un po' di caos in Rete? Nessuno.
E venne il momento di Wikileaks, dei cablo diplomatici, di Assange e della stretta ai fondi al sito delle soffiate. E allora Anonymous riprese linfa e vitalità: operazione su operazioni (#op le chiamano), assalti a Visa, Mastercard, Paypal. Il cannone a ioni degli anonimi (LOIC) mieteva vittime, prima solo tra chi era direttamente coinvolto nella faccenda Wikileaks, poi allargando il cerchio ad aziende e istituzioni ritenute non in linea con le aspirazioni di volta in volta ecologiste, antiguerrafondaie, anticapitaliste di chi in quel momento si metteva la maschera di Guy Fawkes e utilizzava il vessillo di Anonymous per rivendicare le proprie azioni.

La scelta di Guy Fawkes come feticcio, riprendendo a piene mani l'iconografia di V per Vendetta (pane quotidiano per chi si ritrova nelle idee movimento, manifesto del movimento anarchico soprattuto nella versione graphic novel più che in quella hollywoodiana), non è un caso: nel fumetto e nel film c'è un collettivo fatto da persone di ogni sesso, razza, religione, convinzione politica, che si ritrova unita nella causa comune di rovesciare l'ordine costituito per riportare il potere in mano al popolo. E Anonymous punta a questo: usare la Rete come strumento in mano alla collettività per riportare un po' del potere in mano a pochi nelle mani dei più (se state pensando alla faccenda dell'1 per cento contro il 99 del movimento #occupy, state pensando bene).

Ma non finisce qui, eh: Antisec, LulzSec, la guerra ai Narcos messicani, il movimento #occupy, la primavera araba, la Grecia, ci sono decine di esempi di vicende che hanno attirato l'attenzione degli Anonymous. Gli hacktivisti, il termine coniato per descrivere la nuova forma di protesta che si svolge a cavallo tra dentro e fuori la Rete, sono una comunità variegata: Anonymous è un nome collettivo, dunque all'interno di un movimento magmatico e informe si muovono personaggi di ogni tipo. Ci sono quelli che vogliono combattere il signoraggio bancario, ci sono quelli che vogliono affermare l'importanza di una riforma del diritto d'autore, ci sono coloro che sostengono a spada tratta la libertà di espressione e di informazione. Ciascuno porta avanti la propria "crociata", a volte raccogliendo il plauso di tutto il collettivo, altre volte entrando addirittura in contrasto con altre fazioni e finendo per farsi la guerra tra Anonymous. Un'autentica democratizzazione polverizzata della protesta, bellissima e praticamente illeggibile.

Anonymous è tutto questo. Non ha un capo, un comitato direttivo, un portavoce, una linea politica, una linea editoriale, una linea di comando. Anonymous è una scatola vuota: chiunque può metterci dentro quello che vuole, ciascuno può affermare di essere un Anonymous. Certo, dentro (o dietro) Anonymous ci sono hacker molto in gamba, forse i migliori in circolazione: ma ci sono anche un sacco di script kiddies, neofiti che vengono teleguidati da chi è più esperto di loro o da semplici guide trovate online, che stanno lì per fare numero. E, tutto sommato, la linea che distingue un hack da un crack, una dimostrazione dal teppismo, si sta facendo sempre più sottile: in un epoca in cui ogni giorno vengono lanciati decine di attacchi verso i bersagli più disparati, tenere traccia e garantire l'identificazione delle proteste più significative diventa complicato. Gli Anonymous hanno una dote non comune che è innegabile: sono abilissimi a gestire le relazioni coi mezzi di informazione, sfruttandoli per fare da cassa di risonanza per le loro azioni.

La scena finale di V per Vendetta (solo un link, Youtube non permette l'embed, chissà perché), versione fratelli Wachowski, è il perfetto prototipo di quanto si sta qui sostenendo. "Chi era lui?" chiede l'ispettore. E Natalie Portman gli risponde: "Era Edmond Dantès. Ed era mio padre. E mia madre. Mio fratello. Un mio amico. Era lei. Ero io. Era tutti noi". Anonymous è chiunque, Anonymous sono io, sei tu, Anonymous è nessuno.

Sostenere che gli attivisti italiani smentiscano che a violare il sito dell'On. Binetti sia stato Anonymous è una sciocchezza. Occorre mettersi in testa che non sarà più possibile identificare un colpevole, un mandante per un'azione dimostrativa: Internet è anche questo, che piaccia o no. Ci sarà un esecutore materiale, forse, ma è davvero l'intelligenza collettiva ad essere madre e padre assieme di queste iniziative. Qualunque ricostruzione giornalistica che citi "fonti interne al movimento" è destinata a fallire, a essere smentita dai fatti: uno solo o cento, tutti possono essere Anonymous. Se è stato un singolo personaggio a compiere i gesti di oggi, ha tutto il diritto di firmarsi Anonymous: che agli altri hacktivisti piaccia oppure no, nessuno può smentire o confutare che un'azione come quella di oggi sia davvero o meno un'azione di Anonymous. We are Anonymous.

Luca Annunziata

Italia, prestito digitale senza limiti

PI: Italia, prestito digitale senza limiti
Accordo tra MediaLibrary e BookRepublic per estendere le libertà concesse agli utenti delle biblioteche che prendono in prestito gli ebook: il tutto grazie al watermark lending
Roma - MediaLibraryOnLine (MLOL), il network italiano che raccoglie 2.300 biblioteche pubbliche per la condivisione di contenuti elettronici, potrà offrire in prestito i libri disponibili in digitale senza limiti di tempo e con la sola protezione del social DRM costituito dai contrassegni watermark.

A poco meno di due anni dall'esordio di MLOL, questa novità non da sottovalutare è stata possibile grazie all'accordo raggiunto con BookRepublic, piattaforma di distribuzione e vendita di ebook, in base al quale per i possessori di una tessera bibliotecaria sarà "possibile prendere a prestito ebook dalla biblioteca e trattenerli senza limiti di tempo archiviandoli sul proprio pc, tablet o smartphone".

Il tutto legalmente grazie all'appoggio di alcuni editori che hanno ritenuto più opportuno accogliere le istanze dei consumatori di ebook e di conseguenza provare a combattere la pirateria dei libri digitali concedendo questo tipo di libertà ai lettori ed agevolando il consumo legale degli stessi, provando così a rendere meno appetibile il download illegale di ebook.
Tecnicamente si tratta di mettere nei circuiti bibliotecari ebook contrassegnati con watermark (o Social DRM) che, a differenza di sistemi come DRM Adobe, non pone limiti agli utenti né di tempo né rispetto ai supporti utilizzabili per la loro lettura.
Con i watermark, in pratica, ogni ebook confina al suo interno le informazioni relative alla biblioteca di origine del prestito, all'utente che prende il testo in prestito e al download, rendendo così tracciabili eventuali usi impropri.
Dal punto di vista del circuito bibliotecario, poi, ogni lettore accreditato avrà la possibilità di scaricare un ebook ogni 14 giorni e tale copia rimarrà occupata per i 14 giorni successivi, periodo in cui sarà soltanto prenotabile da altri utenti (a meno che la biblioteca non ne abbia acquistate più copie).

I primi editori a rendere disponibili i loro cataloghi con questa nuova modalità sono 40K, Codice, Edizioni Ambiente ‐ Emmabooks, FAG, Giuntina, Instar / Blu Edizioni ‐ Iperborea, ISBN‐ La Nuova Frontiera, Ledizioni, Leone verde, Maestrale, minimum fax, Nottetempo, Nutrimenti, O barra O, Saggiatore, Stampa Alternativa e Voland.

Il circuito delle biblioteche italiane che offrono contenuti digitali in prestito, insomma, nel suo piccolo (perché sono solo una parte minoritaria del totale) sta presentando un modello innovativo, il watermark lending, notevole per il settore e quasi in controtendenza rispetto ai tanti grattacapi creati da editori che, non volendo rilasciare i loro contenuti senza lucchetti, hanno creato blocchi alla circolazione dei libri in prestito. Da ultimo è stato Penguin Group a cancellare, dopo diversi ripensamenti e problemi, il suo servizio di prestito escludendo le nuove uscite a partire dal 10 febbraio dal circuito bibliotecario statunitense servito dal servizio di distribuzione OverDrive.

Il fondatore di Pirate Bay e la mafia del copyright

Il fondatore di Pirate Bay e la mafia del copyright - Zeus News
Peter Sunde, fondatore ed ex-portavoce di The Pirate Bay, ha scritto un articolo per TorrentFreak in cui cerca di fare luce su che cosa ci sia davvero dietro la lotta alla pirateria.

Lo riportiamo integralmente nella nostra traduzione.

Due giorni fa ho letto la notizia secondo la quale The Pirate Bay sarà probabilmente bloccata nel Regno Unito. È stato deciso dalla Corte Superma, il che è divertente perché uno non si aspetta che un caso venga presentato per la prima volta proprio lì. Sembra che qualcuno abbia voluto risolvere le cose in fretta, il che basta per dar vita a domande e preoccupazioni.

Come molti di voi sapranno, una volta ero il portavoce di The Pirate Bay.

Ho lasciato il sito qualche anno fa per continuare a lavorare su Flattr e altri progetti, ma sono interessato come lo sono sempre stato alle questioni che riguardano il copyright, Internet e la censura. Continuo a seguire questi argomenti e tengo d'occhio le notizie.

Dopo aver dato una scorsa alla decisione della Corte Suprema circa il blocco di Pirate Bay nel Regno Unito, sono stato attirato dalle tattiche dell'accusa. Sembrano sapere chi gestisce il sito, ma per qualche motivo hanno deciso di non includere queste persone nel contenzioso.

Hanno messo insieme una lista di motivi, per lo più sproloqui, a proposito di quanto sia difficile trovare le persone dietro al sito. Ma lo è davvero?

Affermano ancora che io e due vecchi amici restiamo come amministratori, insieme al vecchio padrone dell'ISP che TPB aveva nel 2005. Tuttavia, hanno deciso di non includerci. (Nessuno di noi è davvero un amministratore, cosa che probabilmente sanno. In realtà, una delle persone incluse nella lista potrebbe anche non essere più in vita, sono secoli che non riusciamo a raggiungerlo).

Chi ci accusa dice di sapere quale azienda è proprietaria di TPB, ma ha deciso di non includerla nella denuncia. Chiunque abbia mai dato vita a una società sa che deve indicare un indirizzo, quindi non è poi così difficile trovare un rappresentante dell'azienda. Indirizzi e roba del genere sono sempre informazioni pubbliche.

Dunque, perché non sono inclusi? C'è una ragione più profonda che sta alla base di tutto ciò? Certo che c'è. Il loro interesse principale non è fermare TPB. Sono interessati ad adossare la responsabilità all'industria delle telecomunicazioni.

Gli ISP di solito sono grandi corporation, l'industria delle telco
è, in realtà, molto più grande di qualsiasi azienda di intrattenimento.
Operano su scala globale con miliardi di utenti. Ciò significa che
hanno anche un sacco di soldi e un sacco di potenziali clienti per
l'industria dell'intrattenimento. Se le telco potessero essere indicate
come colpevoli per qualche tipo di reato, e se si dovesse sottoporre
Internet a un regime di polizia, ci sarebbero soltanto due modi
possibili per farlo.


Uno sarebbe chiudere per sempre l'attività, dato che nessuno può essere
certo che niente di illegale attraversi la propria rete. La seconda
opzione consiste nello stringere un accordo con l'industria
dell'intrattenimento.


Proprio come qualsiasi altra mafia, l'industria dell'intrattanimento
vuole i soldi del pizzo. Per evitare le cause legali, le telco dovranno
pagare. O obbligandoli a rivendere un servizio controllato
dall'industria dell'intrattenimento (come Spotify) o imponendo loro un canone mensile per ogni connessione.


La case discografiche hanno già provato a chiedere 10 dollari al mese
per ogni connessione a Internet. Ma gli altri produttori? A loro, in
realtà, non interessa questa domanda. Pornografia, film, blogger, motori
di ricerca sono tutti più grandi della musica in Internet. Quanto
saremo obbligati a pagarli?


Qualche anno fa un ISP irlandese chiamato Eircom bloccò l'accesso a TPB
da parte dei propri utenti. È stato un accordo extragiudiziale di cui
nessuno conosce i dettagli. O Eircom è stato pagato, o Eircom ha pagato.
È pura censura: Eircom ha venduto gli interessi e i diritti dei propri
utenti senza che una corte l'abbia ordinato. Per fortuna, altri ISP si
sono rifiutati di fare altrettanto.


L'industria discografica vuole davvero un caso decisivo per poter
andare a chiedere soldi dall'industria delle telecomunicazioni. Se fanno
causa a TPB non possono obbligare le telco a pagare il pizzo. Non si
tratta di salvare gli artisti: si tratta di controllare il flusso di
denaro e possedere i diritti, cosicché artisti e utenti non vadano da
nessun'altra parte.


È un'industria corrotta che va fermata!






martedì 24 aprile 2012

Diritto d'autore: male, purché se ne parli

PI: Contrappunti/ Diritto d'autore: male, purché se ne parli
Contrappunti/ Diritto d'autore: male, purché se ne parli

di M. Mantellini - Di pirateria, di copia abusiva e legale, parlano tutti. Non sempre centrando il punto, ma non tutto il male viene per nuocere. È ora che questi temi diventino agenda: il futuro non aspetta
Roma - Partiamo da un dato di fato: tutte le discussioni che riguardano il futuro della condivisione della conoscenza attraverso la tecnologia sono discussioni buone. Lo sono per una ragione molto semplice: i conservatori dell'esistente, i pochi potenti imbalsamatori della realtà all'anno zero della Rete, non hanno mai avuto alcuna passione per simili discussioni. Preferiscono un consolatorio "È così e basta" ed il ribaltamento di ogni possibile tavolo dialettico.

Così Contrappunti questa settimana dà conto di una discussione interessante che è nata sulla scia di un articolo dello scrittore Vincenzo Latronico pubblicato dall'inserto culturale domenicale del Corriere della Sera, La Lettura.

Scrive Latronico:

Vorrei parlare di pirateria. Avevo Napster quando è nato; tuttora scarico quello che posso, anche se la musica classica - che costituisce gran parte dei miei ascolti - è difficile da trovare, e in genere finisco per comprarla in versione digitale. Lo stesso vale per i film; vado al cinema spesso, ma tutto ciò che non è in sala lo vedo al computer. Le difficoltà di reperimento, o i problemi di connessione, mi spingerebbero ad abbonarmi a un servizio come Netflix (che negli Stati Uniti fornisce legalmente, dietro un piccolo pagamento, ciò che si può scaricare illegalmente), se in Italia ci fosse; ma forse per miopia legislativa, forse per mancanza di mercato, non c'è: e di comodità si fa vizio. È quasi naturale, si potrebbe quindi dire, che io scarichi i libri. C'è una ragione, però, per cui non sembra tanto naturale: ed è che coi libri io ci vivo, più o meno. In quest'ultimo anno i diritti d'autore hanno rappresentato una percentuale non irrisoria dei miei piuttosto irrisori guadagni. Il fatto che io calpesti un diritto altrui che pure spero nessuno calpesti ai miei danni può essere visto come una dissociazione, o una pia illusione, o un tentativo di free-riding, o un sepolcro imbiancato: poco importa. Lo faccio. So che non dovrei,ma lo faccio. E so, o credo di sapere, che prima o poi lo faranno tutti.

C'è molta carne al fuoco in queste poche righe (e anche nel resto del pezzo) e non ha molta importanza se l'autore abbia torto o ragione. L'importante è che se ne parli, che si confrontino posizioni differenti. Così come è importante che un inserto culturale di un grande quotidiano dia spazio ad argomenti del genere, anche fuori dalla connotazione curiosa dello scrittore autolesionista che sfavorisce se stesso.

Il pezzo di Latronico, che si occupa di molti temi importanti ai quali ci siamo in passato dedicati spesso, ha scatenato una ampia discussione in Rete, fortificata da una serie di coincidenze temporali quali la recente chiusura di Megaupload e di alcuni noti tracker torrent, le discussioni sulla normative americane (SOPA) e mondiali (ACTA) che sono in evidenza nelle cronache dei giornali in questi giorni. Nel piccolo della situazione italiana registriamo che, per la prima volta, girano timide voci di progetti per ridurre lo strapotere inefficace della SIAE, escono numeri molto eloquenti sul passaggio della musica verso il digitale, si aspetta pazientemente che gli editori di libri elettronici percorrano uno ad uno, minuziosamente, tutti gli errori che i loro colleghi discografici hanno commesso nell'ultimo decennio prima di capire, per esempio, che i DRM non sono la soluzione ad un rapporto di buon vicinato con i propri clienti (a meno non si offra loro come contropartita un ambiente complessivo molto ben strutturato ed amichevole come fa Amazon con Kindle).

Ben vengano le discussioni, magari partendo da alcuni punti fermi come quello ricordato da Giuseppe Granieri sul suo blog qualche giorno fa. La pirateria - scrive Granieri - è un fattore di sistema:

Se guardi le cose dal punto di vista del digitale (e non da quello del XX secolo), la pirateria è un fattore di sistema. È parte della natura intrinseca dei beni digitali e non trova una collocazione nella logica con cui siamo abituati a far funzionare il mercato.
Quindi, se devo scommettere la mia solita birra parlando del futuro, io credo che la soluzione non sia combatterla (cosa che assomiglierebbe a remare con un fiammifero) quanto capirla e cercare di immaginare un sistema - per l'intera industria culturale - che ridisegni valore e remunerazioni in modo coerente con il digitale.
Non va combattuta la pirateria (e magari va chiamata anche in un altro modo): vanno aggiornate alla modernità le regole e le categorie interpretative.

Il punto di vista del digitale non è più - da qualche anno ormai - lo sguardo esotico di una porzione residuale della società nei confronti di un mondo immobile. È invece il paradigma di una raggiunta normalità alla quale magari fatichiamo ad adattarci ma che non ha alcuna retroazione possibile. Essere digitali non è più l'angolo di visuale del nerd o la predisposizione sognante dell'innovatore, è invece il terreno di coltura della società contemporanea nel suo complesso. Discutere di come aggiornare il flusso delle idee e della conoscenza dentro questo nuovo network è oggi la vera priorità culturale per tutti noi. Quindi discutiamone.

Massimo Mantellini

lunedì 9 aprile 2012

Come creare blog di testo usando DropBox!

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Vi è sempre piaciuto creare un blog? E’ sempre stato difficile? Adesso c’è un modo più semplice per crearlo, ed è con Calepin.co! Un servizio online completamente gratuito che vi permetterà di creare blog di solo testo sfruttando DropBox!

domenica 8 aprile 2012

Come convertire le pagine web in ePub!

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Vi capita spesso di visitare un sito web ma di non poterlo vedere tutto per via del tempo? Vorreste vederlo più comodamente nel vostro tempo libero? Allora vi presentiamo DotEPUB! Un’estensione completamente gratuita per Google Chrome che vi permetterà di convertire i vostri siti web in epub, formato ebook, in modo da poterli leggere comodamente come ebook nel vostro ebook reader!

sabato 7 aprile 2012

The piano (life is a song)

https://www.youtube.com/watch?v=4Z2ljWwIaHs